Giù le mani dal cielo: la Florida vieta espressamente ogni genere di manipolazione climatica attraverso il rilascio di sostanze chimiche nell’atmosfera.
La notizia è piuttosto sensazionale: attraverso uno Stato-chiave del trumpismo, per la prima volta nella storia si ammette ufficialmente l’esistenza del problema, nel momento in cui se ne annuncia la soluzione (il divieto, appunto, di “imbrattare il cielo” con le scie rilasciate da alcuni aerei).
Scie “chimiche”, quindi? Geoingegneria clandestina? Il tema è controverso. Resta un cavallo di battaglia tipicamente complottistico, che però ha investito anche il Parlamento italiano con una dozzina di interrogazioni, tutte cadute nel vuoto. Il solo a rispondere fu l’allora presidente Napolitano, che invitò gli interpellanti a rivolgersi al ministero della difesa, lasciando quindi intendere che la questione fosse di appannaggio militare.
Il primo a parlarne, nel nostro paese, fu un reporter investigativo del calibro di Gianni Lannes. Fece riferimento a dossier firmati da Bush Junior appena dopo il Duemila, nell’ambito del trattato Open Skies. In sostanza: i cieli nazionali sarebbero stati concessi come terreno esclusivo per testare tecnologie atmosferiche a vocazione bellica? All’epoca non si parlava ancora delle maxi-antenne che sarebbero state installate in Sicilia, quelle del Muos di Niscemi, collegate al sistema Haarp che teoricamente svilupperebbe una meticolosa rete capace di “rimbalzare” nella ionosfera ogni genere di comunicazione, fino a raggiungere qualsiasi angolo del globo.
Chiarimenti essenziali, qualche anno fa, vennero dal generale Fabio Mini, già a capo della Folgore, poi alto dirigente Nato e comandante dell’operazione Kfor nei Balcani. Le operazioni non dichiarate di geoingegneria, spiegò Mini, hanno sicuramente un significato militare: un cielo “disidratato” chimicamente è l’habitat operativo ideale per veicolare in modo istantaneo informazioni satellitari destinate alle unità sul terreno e agli ordigni teleguidati.
Altro aspetto, collaterale: il controllo del clima. Un famoso studio presentato dallo stesso Mini, “Owning the Wheather”, dimostra che il fatto di “possedere il meteo”, manipolandolo a piacere, offre all’attaccante un vantaggio tattico indiscutibile, ponendolo in grado di scatenare eventi atmosferici estremi.
Il generale Mini è uno di quei militari che, in modo esemplare, onorano la loro funzione in termini squisitamente istituzionali, anche esponendosi volentieri sui media. Non appena in congedo, libero dunque dai vincoli dello stato di servizio, si sentì in dovere di ragguagliare i concittadini su vari aspetti controversi dell’attualità.
Non c’è da stupirsi – disse – se i vertici hanno sempre negato l’esistenza delle “scie chimiche”, ridicolizzando chi osava parlarne. Si tratta di un preciso protocollo militare adottato in tutto il mondo. Nell’ambiente Nato viene chiamato “denial of truth”: negare tutto, sempre e comunque, fino a nuovo ordine. Oscurare la verità in modo sistematico anche a costo di rendersi ridicoli, giungendo a negare l’evidenza.
L’evidenza, in questo caso, è offerta dalla semplice osservazione del nostro cielo: che ormai è quasi quotidianamente rigato da scie biancastre persistenti. Striature emesse dagli aerei, che col passare delle ore si estendono, quasi fossero nuvole, fino a velare il sole.
I negatori a oltranza, ligi all’eterno “denial of truth”, hanno spesso parlato di semplici “contrails”, scie di condensazione (che esistono da sempre, ma sono rare, legate a specifiche condizioni atmosferiche e altimetriche, e soprattutto – essendo costituite solo da innocuo vapore acqueo – si dissolvono in pochi istanti).
Qualcuno ha provato a parlare di nuovi motori per i jet, di nuovissimi carburanti. Ma si tratta di mormorii ben poco convincenti, di fronte all’increscioso spettacolo giornaliero dei cieli-spazzatura, mai visto prima nella nostra storia.
In parallelo, un certo Bill Gates s’è messo a cianciare sull’ipotetico scudo celeste da creare con l’aerosol per proteggere la Terra dai raggi solari, in sintonia con la narrazione “religiosa” sul cambiamento climatico di origine antropica. E la stessa Wikipedia, intanto, ha inserito tra i suoi titoli la voce “geoingegneria”, giusto per consentire anche al pubblico meno attento di iniziare ad abituarsi all’idea.
In questa situazione, la decisione della Florida ha un effetto dirompente. Su iniziativa del governatore Ron DeSantis, lo Stato vieta il sorvolo ai velivoli attrezzati per le operazioni di ingegneria climatica. Gli aeroporti dovranno controllare gli aerei. Ed eventuali infrazioni saranno punite con il carcere.
In altre parole: quella statunitense è una vera e propria bomba, che manda in archivio tutti i pigolanti sacerdoti del “denial of truth”. E anche in questo campo – come già in quello della “visita extraterrestre” – si dichiara chiusa la stagione dei negatori grigi, degli scettici a gettone, dei cosiddetti “debunker” formato Cicap, cugini prossimi dei famigerati “fact checkers” prezzolati da Facebook.
Negli ultimi tempi, inoltre, alcuni Stati hanno iniziato ad ammettere la loro familiarità almeno con le manipolazioni atmosferiche a carattere climatico. È stato quindi sdoganato l’ennesimo inglesismo, il “cloud seeding”, per svelare la tecnica della “inseminazione delle nubi” allo scopo di incrementare le precipitazioni. È notorio che la utilizzino paesi come Israele, il Sudafrica e la Cina per mitigare la siccità nelle regioni più aride, irrorando il cielo con composti a base di sostanze come lo ioduro d’argento. I cinesi addirittura dichiarano di essere dotati di un intero dipartimento appositamente addestrato ed equipaggiato alla bisogna: uomini, aerei, razzi e artiglierie.
La “correzione” climatica per propiziare le piogge, però, potrebbe essere solo una delle tante declinazioni della tecnologia geoingegneristica. E oltretutto, non per forza così sicura. Lo ammise clamorosamente un dirigente del Cnr, Antonio Raschi, direttore dell’istituto di biometeorologia del Consiglio Nazionale delle Ricerche. Interpellato da Buno Vespa sulla possibile origine dell’anomalo, violentissimo ciclone Vaia che nell’ottobre 2018 aveva devastato il Triveneto distruggendo intere foreste delle Dolomiti, ospite di “Porta a Porta” il 6 novembre, Raschi rivelò: «Siamo al centro di un esperimento planetario di cambiamento del clima. Un esperimento del quale non sappiamo ancora quali saranno gli effetti nel lungo periodo».
Allo stesso Raschi, che poi cercò di sminuire e rettificare le sue affermazioni, era anche scappato detto che si sospetta che la catastrofica alluvione dell’Arno, quella che travolse Firenze nel 1966, possa esser stata aggravata dall’esperimento di “cloud seeding” condotto nei giorni precedenti nella provincia di Grosseto flagellata dalla siccità: una corrente d’aria imprevista avrebbe spinto a nord, nell’alta valle dell’Arno, le nuvole che erano state “inseminate” nella speranza di far piovere sulle Maremme.
Ora la clamorosa operazione-trasparenza partita dalla Florida consentirà finalmente di far cadere l’evidente muro di silenzi che ha finora protetto la geoingegneria, in tutte le sue eventuali varianti funzionali?
Il primo a gioirne potrebbe essere un nostro connazionale, Enrico Gianini, già operatore aeroportuale di Milano Malpensa. Nel 2018 si rese protagonista di una dirompente denuncia pubblica: dichiarò che alcune compagnie low cost avevano modificato la dislocazione del vano bagagli, su alcuni aerei, per ospitare serbatoi ausiliari. Cisterne per l’irrorazione dei cieli? Dalle ali, disse Gianini segnalando il caso alla polizia aeroportuale e poi anche alle autorità giudiziarie, percolavano strani liquidi: metalli pesanti, sostanze come alluminio, cromo e bario.
Di lì a poco, Gianini perse il lavoro. Si trasformò in attivista e informatore, animando conferenze e dirette web spesso in collaborazione con l’amico Rosario Marcianò, promotore del sito “Tanker Enemy”, storica voce della controinformazione che denuncia il dilagare delle “scie chimiche”.
Fermato una sera da una pattuglia, Gianini è stato arrestato e condannato per lesioni ai danni di un agente. Lui ha sempre negato di aver fatto ricorso alla violenza. Dopo i domiciliari, una volta tornato libero era però tenuto a rispettare l’obbligo periodico di firma in commissariato. Essendosi rifiutato di ottemperare a questa disposizione, lo scorso 25 febbraio è stato internato nell’ex manicomio criminale mantovano di Castiglione delle Stiviere, oggi Rems (residenza per l’esecuzione delle misure di sicurezza).
Gianini era stato obbligato a sottoporsi anche a frequenti visite psichiatriche presso il centro psico-sociale di Busto Arsizio. Il rifiuto di assumere eventuali psicofarmaci deve aver motivato anche questo suo ulteriore diniego.
Quella del coraggioso attivista lombardo sembra una forma di ostinata protesta, civile e politica: tradizionalmente, sono le dittature a rinchiudere in manicomio i dissidenti.
Alcuni legali, tra cui l’avvocato Alessandro Fusillo, hanno comunque chiarito che le ultime misure adottate nei confronti di Gianini non hanno carattere persecutorio. Lo stesso Marcianò ha ricordato di aver tentato di dissuadere l’amico dal non rispettare l’obbligo di firma, proprio per non incorrere in punizioni a quel punto inevitabili.
Resta il fatto che un cittadino italiano è andato incontro a un mare di guai per aver cercato di far luce su un vero e proprio tabù. Le sue disavventure, infatti, sono iniziate solo dopo aver denunciato l’esistenza della geoingegneria clandestina: fenomeno che le autorità italiane negano, mentre quelle statunitensi ora condannano e sanzionano. Ironia della sorte: in Florida, probabilmente, oggi il detenuto Enrico Gianini sarebbe un eroe.