IL MAESTRO AD AQUILEIA: RIAPPARE VOLAND, IN FRIULI

Alzi la mano chi non è rimasto folgorato di fronte al personaggio di Voland, partorito dallo strepitoso genio letterario del russo Mikhail Bulgakov.

Devastante l’irruzione grottesca del Maestro nell’ateissima Mosca sovietica, dove chiunque si mettesse a parlare del diavolo (o peggio ancora, di Gesù) rischiava di passare per bieco provocatore politico, pericolosa spia al soldo delle micidiali potenze straniere sempre pronte a cospirare contro la patria mondiale della rivoluzione proletaria.

La prima edizione de “Il maestro e Margherita” risale a cent’anni fa, in piena epoca staliniana. Un secolo dopo, lo stesso Maestro sembra sia stato avvistato addirittura dalle nostre parti, in Italia: per la precisione nella friulana Aquileia, minuscola cittadina-gioiello adagiata sulle vestigia del proprio augusto passato. Terza città dell’Impero Romano, addirittura. Poi, sede di un autorevole Patriarcato cristiano.

Nacque, Aquileia, sotto l’influsso culturale del sincretismo ellenistico di impronta platonica, dunque anche del primissimo cristianesimo gnostico alessandrino. Prezioso legame storico oggi recuperato in modo spettacolare dal giovane sindaco Emanuele Zorino, capace di allacciare coraggiosamente un gemellaggio anche sentimentale con Alessandria d’Egitto e i suoi rappresentanti religiosi, in primis i cristiani copti che da duemila anni fanno risuonare la parola di Cristo nella valle del Nilo.

Bellissimo, vero?

Eppure, qualcuno storce il naso e brontola: perché mai diventare amici degli egiziani, quando Aquileia confina con Fiumicello, paesino dove vive la famiglia di Giulio Regeni, barbaramente assassinato proprio al Cairo quasi dieci anni fa?

Meglio quindi snobbarli, gli egiziani, inclusi i cristiani copti, equiparandoli ai killer del povero Giulio?

Di fronte a tanta imbarazzante grossolanità ci sarebbe da ridere per non piangere. Specie se al malpancismo di qualche corrucciato aquileiese, magari solo allarmato dalle ultime novità non ancora ben digerite, si aggiungessero addirittura interpellanze in sedi istituzionali e persino interrogazioni alla Camera.

Come si permettono, gli screanzati sponsor dell’eretico gemellaggio mediterraneo, di evocare addirittura l’intervento di imprecisate agenzie di intelligence per vigilare sugli spericolati compari italo-egizi, affratellati dalla passione per la riscoperta del comune, luminosissimo passato?

E tutto questo sarebbe ancora poco, se ad Aquileia non fosse comparso proprio lui, Voland: il Maestro.

No, stavolta non tiene in grembo il gattaccio parlante Behemot. Non si avvale dei servigi dell’altrettanto inquietante Korov’ev. E sulle prime non è nemmeno chiaro fino in fondo chi sia, in questo caso, la Margherita da salvare. A meno che la fanciulla non sia Aquileia stessa, che il Maestro vorrebbe ridestare dal suo sonno millenario.

Poi, tra l’altro: del segaligno e oscuro Voland letterario, il cinquantenne Gioele Magaldi non ha né il fisico né l’allure, il fascino tenebroso. Lui è italico, nostrano, genuinamente romano quanto gli antichi legionari che esportarono la cultura dell’Urbe a due passi dal Carso triestino, tra la foce del Tagliamento e quella dell’Isonzo.

Fieramente laico e fattosi cattolico (benché a modo suo), per il suo matrimonio scelse la lettura del Vangelo gnostico della Maddalena. Officiante: l’amico e allora reverendo Matteo Zuppi, non ancora presidente della Cei, oggi cardinale di Santa Romana Chiesa e fino a ieri quasi-Papa, stando alle anticipazioni del conclave poi risoltosi con l’elezione dell’americano Prevost.

Magaldi massone dichiarato, innanzitutto: già venerabile della loggia romana Monte Sion, del Grande Oriente d’Italia. Delfino del gran maestro Gustavo Raffi, sembrava avviato a governare, giovanissimo, la maggiore obbedienza massonica italiana. Tra gli impedimenti che si manifestarono, la sua ostinazione in difesa delle donne: voleva a tutti i costi che, in massoneria, le “sorelle” fossero ammesse e contassero quanto i “fratelli”.

Massone e poi supermassone, il Maestro, fondatore del Grande Oriente Democratico e già iniziato alla superloggia sovranazionale Thomas Paine, quella dei Roosevelt e dei maggiori combattenti democratici del Novecento. Rivelazioni poi esternate nel bestseller “Massoni”, che nel 2014 presentava in esclusiva mondiale “la scoperta delle Ur-Lodges”, invisibili consorterie quasi onnipotenti, al di sopra dei governi, degli organismi globali (Onu, Ue, Bce, Oms) nonché delle stesse entità paramassoniche come il Bilderberg e il Forum di Davos, spesso erroneamente interpretate come apicali.

Filosofo e politologo, ora Magaldi è anche rettore dell’esclusiva Università internazionale ZeroVersus. Appassionato studioso di storia e meta-storia, alchimia e Rinascimento, si è formato sull’eredità di Marsilio Ficino, Pico della Mirandola, Giordano Bruno.

Ed è con quest’armamentario che, un bel giorno, dal suo imperscrutabile iperuranio, il Maestro è atterrato proprio laggiù, ad Aquileia. Per qualcuno, è come se fosse comparso il diavolo in persona (esattamente come nell’opera di Bulgakov).

Se poi uno dà un’occhiata alla video-registrazione dell’assemblea pubblica svoltasi il 13 ottobre per presentare i piani del Maestro alla cittadinanza aquileiese, si ha la netta sensazione del replay del romanzo: l’ennesimo stranissimo diavolo, altrettanto capace di lasciare l’uditorio a bocca aperta.

Beninteso: la maggioranza degli aquileiesi poi lo applaude, rinfrancata dalle spiegazioni ricevute. E in questo è fondamentale il ruolo di Zorino, sindaco-medium: vero e proprio canale d’incontro tra mondi diversi. Per la precisione: tra il presente (dove tutto è difficile, se non impossibile) e un futuro in cui giustizia, benessere e felicità possano avere piena cittadinanza in mezzo a noi.

Utopie? Barzellette? Il solito diabolico imbroglio?

Macché, chiarisce il primo cittadino: Magaldi fa sul serio. Ha già acquistato l’Aquileia calcio, che versava in cattive acque, con l’idea di farne una grande squadra.

Ecco, ci mancava il calcio: che c’entra, adesso, il pallone?

C’entra eccome, risponde il mecenate venuto dalla Città Eterna: perché lo sport fa bene, la passione scalda i cuori e il calcio è lo sport più democraticamente universale, visto che unisce ricchi e poveri, aristocratici e plebei. Inoltre: niente come una squadra di football può contribuire alla rinomanza popolare di una città.

Allora è vero: è proprio Aquileia la Margherita di questo nuovo romanzo, che il Maestro romano ha appena iniziato a scrivere.

Sentitelo: vorrebbe riportare la cittadina al suo antico splendore, facendone addirittura un modello. Una città green, alimentata dalla vera energia verde del futuro.

La chiave di volta si chiama Sedes H, una SpA benefit di cui Magaldi è presidente e amministratore delegato. Nata ufficialmente a Perugia il 4 luglio 2024, la company intende ultimare la capitalizzazione (internazionale) entro maggio 2026. Dopodiché, offrirà il 20% delle sue azioni al prezzo di qualcosa come 60 miliardi di euro.

Antefatto: anni fa un gruppo di scienziati ha scoperto, in gran segreto, come rendere maneggevole l’idrogeno, oggi usato solo ad alta pressione e a bassissima temperatura (250 gradi sotto zero), quindi con pericoli concreti ed elevati costi per ridurli.

L’idrogeno verde – attualmente rarissimo – resterebbe ricavabile dall’acqua mediante semplice elettrolisi. La magia? Alcune molecole “top secret”, di esclusivo appannaggio Sedes H, lo rendono innocuo, sicuro, ultra-economico: meno di un dollaro al chilo, contro gli attuali otto.

Tutto vero? Ebbene, sì: ci sono i brevetti e i prototipi. Resta solo da acquisire la filiera industriale per produrre in modo seriale i dispositivi. Che restano “micro”: piccoli aggeggi formidabili che, domani, consentiranno di alimentare case e palazzi, fabbriche, uffici, scuole, ospedali, e di far viaggiare auto e camion, treni, navi e aerei.

I rarissimi motori a idrogeno attualmente in circolazione? Sono come l’auto l’elettrica: molto costosi, alla portata di pochi, difficili da rifornire. Anch’essi sono “falso green”, come l’eolico e il fotovoltaico: pale e pannelli, infatti, oltre a essere ben lontani da un’efficienza che consenta loro di sostituire carbone, gas e petrolio, hanno pure bisogno delle fonti fossili per essere prima fabbricati e poi smaltiti, naturalmente a caro prezzo.

Il Rinascimento targato Sedes H? Democratico: fine delle bollette. Energia direttamente autoprodotta in loco, a bassissimo costo, senza più bisogno di distribuzione né di grandi impianti.

Ma davvero?

Sì, davvero. Tutto più facile, tutto più bello e pulito. Emissioni zero.

Ecco: se il Maestro non lo conosci, quando lo senti parlare ti può sembrare un mago, un prestigiatore. E quindi dove sarebbe, l’inghippo? Quanti soldi chiederebbe, allo Stato, una società energetica come quella? Tutte le società che si dichiarano green, infatti, campano di sussidi. Senza stampelle pubbliche, non starebbe in piedi nemmeno Elon Musk.

Per Sedes H, invece, vale il contrario: niente contributi pubblici. Semmai, la company di Magaldi (che le tasse vuole pagarle interamente in Italia) i denari li mette: come ha appena fatto con la società calcistica aquileiese. Ha sborsato anche 23.000 euro per aiutare il Comune a ospitare la delegazione egiziana nel primo round del gemellaggio con Alexandria, visto che la Fondazione Aquileia – diffidente – aveva fatto un passo indietro. E non è finita: proprio per supportare la promozione della storia affiancando le autorità cittadine, il gruppo di Magaldi sta creando la fondazione Sedes Patriarcatus Aquileiensis.

Obiettivo finale del Maestro: premiare Margherita, cioè Aquileia, come caso-apripista. La prima cittadina ultra-green al mondo, destinata a brillare grazie all’atteso boom economico sospinto dal vantaggio eco-energetico.

L’Italia lo conosce bene, il valore di storie come queste. A Crespi d’Adda, in Lombardia, l’illuminato industriale cotoniero Cristoforo Benigno Crespi fondò la sua città operaia, dotata di ogni comfort socio-urbanistico. Oggi il sito è patrimonio Unesco.

Appena più a ovest, in Piemonte, l’immenso Adriano Olivetti trasformò la sua pionieristica azienda informatica in una sorta di santuario civile, alle porte di Ivrea, coniugando lavoro e residenzialità, ambiente pulito e crescita culturale permanente dei cittadini-operai.

Aquileia, dove i millenni si parlano tra i silenzi incantati della pianura friulana ormai prossima al litorale adriatico, potrebbe scrivere una pagina di storia in grado di far parlare il mondo intero. Ha per alleati gli stessi egiziani, che al Cairo hanno appena inaugurato il museo interattivo più bello del mondo, dedicato alla civiltà dei faraoni. E tra gli aquileiesi ora siede il Maestro venuto da Roma: è lì per fare una grande magia, pronto a scommettere che i fatti finiranno per conquistare anche gli scettici.

Aquileia caput mundi: piccola capitale del nuovo mondo, quello in cui vuole scommettere chi sogna un’umanità libera dal bisogno e dal ricatto energetico. Gente tenace, decisa a gettare le basi per un nuovo paradigma. Obiettivo: costruire un vero benessere alla portata di tutti, abitando la Terra senza più sporcarla.  

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