NESSUN DORMA: IL GOVERNO DEI PAVIDI TRAVOLTO DAL RISVEGLIO DELLE PIAZZE

Può capitare che il mondo sembri svegliarsi all’improvviso, magari grazie ai media che spettacolarizzano un dettaglio: i giovani tedeschi festanti che bivaccano a cavalcioni del Muro di Berlino, il piccolo cinese impavido davanti ai carri armati di piazza Tienanmen.
A volte basta molto meno: in questo caso ha funzionato anche la discutibile regata della Flotilla, decisa a sbattere testardamente contro la diga dell’intransigenza israeliana. Militanti intercettati in acque internazionali, senza che il governo italiano – come spiazzato dagli eventi – aprisse bocca. Lo ha fatto l’Onu, dichiarando che il sequestro della flottiglia pacifista aggrava il già illegale blocco navale di Gaza. Risultato politico: milioni di manifestanti nelle piazze, Giorgia Meloni ammutolita, la sua statura istituzionale miniaturizzata.
Intanto, se l’incidente marittimo (prevedibilissimo) doveva servire da detonatore, ecco serviti gli ipocriti che per due anni hanno balbettato facezie, nei salotti televisivi, mentre “l’unica democrazia del Medio Oriente” sventrava palazzi e ospedali: un macello in mondovisione, mai visto prima nella storia.
«Tra morti e feriti – dice un desolato Gad Lerner, riportando una nota dello stato maggiore dell’Idf – le vittime palestinesi sono ormai duecentomila: più di quelle accumulatesi in un secolo di sanguinose guerre arabo-israeliane, comprese le due Intifade».
Dalla stessa trasmissione televisiva (quella della Gruber, su La7) gli fa eco Massimo Cacciari: «Rispetto a tutte le violazioni dei diritti umani che si sono succedute, e malgrado le nostre chiacchiere sui valori occidentali, qui si assiste al venir meno di un principio che sembrava inviolabile: a Gaza un esercito bombarda e massacra colonne di profughi, bambini e donne».
È una guerra contro i civili, insiste Cacciari: «Questo è un salto qualitativo pazzesco: a Gaza siamo di fronte al crollo di ogni elementare principio di diritto. Sono civili in fuga, quelli che vengono massacrati. È la catastrofe culturale del nostro mondo».
Notizia nella notizia: alla vigilia della spedizione della Flotilla, affermazioni di questo tenore – dopo due anni di quasi-silenzio – sono affiorate in prima serata, affidate a opinion leader autorevoli e apprezzati dal pubblico italiano.
Cacciari e Lerner sono arrivati a citare le raccapriccianti parole del ministro Smotrich, mutuate dal recente sermone di un rabbino israeliano. «Il ministro ha detto: certo, che massacriamo anche i bambini, perché quei bambini saranno i terroristi di domani». E Smotrich, sottolinea Lerner, è “il ministro dei coloni”, quello che vorrebbe cacciare dalla Striscia i due milioni di gazawi, cercando anche di sfrattare gli oltre tre milioni di palestinesi che vivono nella Cisgiordania.
Da appassionato cultore della propria identità ebraica, Gad Eitan Lerner (nato in Libano da una famiglia israeliana ashkenazita originaria della Galizia polacca) si mostra dolorante, di fronte all’attualità di oggi. «Mi amareggia – dice – tutto il male che il governo Netanyahu ha fatto e sta facendo: non solo ai palestinesi, ma anche agli ebrei del mondo intero». E spiega: «L’odio contro il mondo ebraico è cresciuto, insieme al senso di impunità che anche l’Europa ha contribuito a regalare al governo di Tel Aviv».
Sul web, un grande intellettuale ebraico come Moni Ovadia non usa mezzi termini nell’esprimere il proprio radicalismo ideologico: «Essendo ebreo, non posso essere sionista. L’ebraismo contempla la Terrasanta, in cui gli ebrei hanno vissuto per 700 anni, ma la loro storia – che è di 4.000 anni – è costituita soprattutto dall’esilio».
Per Ovadia, ormai quasi allineato al gruppo ultra-ortodosso Neturei Karta che giudica “empio e quindi inammissibile” lo Stato di Israele, l’essenza ebraica andrebbe ricondotta all’analisi di Emmanuel Lévinas di un passo del Levitico, dove si legge “amerai il prossimo tuo come te stesso”. Come ricorda Moni Ovadia, Lévinas traduce così: «Tu ricevi la tua identità sacrale di essere umano solo allorquando accogli l’altro nella pienezza della sua dignità». Ergo: anche e soprattutto in Palestina, «una società di giustizia e di pace si costruisce solo partendo dalla piena accettazione dell’altro».
Opinioni, ovviamente. Ma, di nuovo: fa notizia l’esplosiva popolarità raggiunta da un autore “difficile” come Ovadia. «A me, ebreo e narratore dell’ebraismo yiddish, danno dell’antisemita perché critico Israele: hanno proprio bisogno dello psichiatra. Ma la falsa equazione “antisionista uguale antisemita” fu coniata negli anni ’70 da Abba Eban, dirigente socialista israeliano; visitò tutte le sedi diplomatiche di Israele nel mondo, raccomandandosi: appena vi incolpano di qualcosa, ribattete accusandoli di antisemitismo».
Beninteso: nessuno ha dimenticato certi brutti ceffi di Hamas. Nessuno s’è scordato della loro oscena abitudine di esibire bambini armati fino ai denti: tenuti in braccio poco più che neonati, atrocemente truccati da mini-guerrieri e costretti a imbracciare il grottesco kalashnikov, per loro smisurato.
Eppure, anche qui la narrazione mainstream delle ultime settimane – grazie anche alla spedizione della Flotilla – ha abbandonato i vecchi luoghi comuni, inoltrandosi nel terreno (fino a ieri minato) delle verità scomode.
Forse farà storia, a modo suo, l’exploit del comico Maurizio Crozza lo scorso 3 ottobre. Il succo del suo monologo? I manifestanti pro-Pal hanno ragione, Netanyahu è un orco. Ma soprattutto: Hamas è una creazione di Israele. Tombola!
Crozza esordisce citando il “Corriere della Sera”, che titola: “Tony Blair avrà un ruolo chiave nella ricostruzione della Striscia di Gaza, secondo il piano di Trump”.
E perché proprio il losco Blair, indimenticato “inventore” delle armi di distruzione di massa attribuite a Saddam? La risposta arriva da Lucio Caracciolo, ospite della solita Gruber: «Al largo delle coste di Gaza c’è un enorme giacimento di gas. Non a caso – aggiunge il direttore di “Limes” – questa insistenza sulla presenza di Tony Blair come parte del governo provvisorio di Gaza spiega la situazione, perché Blair è uno sponsor della British Petroleum, che alcuni chiamano “Blair Petroleum”».
E se Trump è sospettato di voler gettare Gaza in pasto alla britannica Bp, a rompere televisivamente il massimo tabù (l’indicibile legame tra Hamas e Israele) provvede Marco Travaglio: «Ad Hamas, le armi le faceva arrivare direttamente Netanyahu insieme ai soldi del Qatar, perché sappiamo benissimo la complicità che c’è stata in questi anni per indebolire l’Autorità Nazionale Palestinese».
Per buon peso, riecco Caracciolo: «Israele è stato fra i grandi finanziatori (anzi, addirittura creatori) di Hamas in funzione anti-Arafat. Lo stesso Netanyahu se n’è vantato pubblicamente».
La trasmissione-comizio di Crozza propone addirittura voci israeliane autorevoli. Come quella di Ehud Olmert, premier fino al 2009: «Negli ultimi 15 anni Israele ha fatto di tutto per declassare l’Autorità palestinese e per rafforzare Hamas. “Bibi” ha fatto un accordo con il Qatar e hanno iniziato a spostare milioni e milioni di dollari a Gaza».
Al suo pubblico, Crozza regala anche l’epico sfogo di Avigdor Lieberman, ministro della difesa fino al 2018, che in aula grida le sue accuse a brutto muso, di fronte a uno sconcertato Netanyahu: «Tu hai organizzato il trasferimento dei soldi dal Qatar ad Hamas, era un tuo ordine personale. E nel 2020 hai mandato in Qatar il capo del Mossad, Yossi Cohen, insieme al generale Herzi Halevi, per aumentare i soldi che il Qatar dava ad Hamas».
Travaglio, Caracciolo, Lerner, Cacciari, Ovadia. Addirittura Crozza. E come per incanto, le piazze italiane si riempiono. L’indignazione risuona forte e chiara: il governo Meloni non ha fatto nulla per ostacolare Israele e per proteggere le vittime palestinesi. In più, non ha mosso un dito per impedire che i giovani idealisti della Flotilla, che romanticamente intendevano “rompere il blocco” e abbracciare i poveri gazawi, venissero bloccati, dirottati e arrestati.
Sui ragazzi delle barche a vela si è avventato anche il contro-coro dei cani da guarda governativi, sempre sprezzanti e pronti all’insulto verso chiunque manchi di rispetto a statisti del calibro di Meloni, Salvini e Tajani.
Altri, disincantati, fanno notare l’ovvio: possibile che “il popolo” si svegli solo adesso, dopo che Gaza è stata rasa al suolo? Le vociferazioni su Blair, in vista di un possibile protettorato della Striscia, lasciano intendere che una spartizione sotterranea sarebbe già avvenuta, ovviamente a spese dei palestinesi? Tutti d’accordo, quindi? Magari anche l’Eni, che forse pretende dal governo italiano l’imbarazzante, bassissimo profilo che ha adottato?
E poi: possibile che a infiammare i cuori dei manifestanti sia un mediocre burocrate come Landini, che oltretutto faceva le fusa quando ad accarezzarlo era Mario Draghi, il giorno che gli sfascisti tentarono di sabotare la grande manifestazione popolare contro il Green Pass? Si domanda retoricamente Stefano Puzzer, piccolo eroe italiano: «Dov’era, Landini, quando noi portuali di Trieste venivamo spazzati via dai moli con gli idranti, “colpevoli” di aver difeso diritti del lavoro e libertà fondamentali dei cittadini?».
Ecco: prima la Flotilla, con il suo spontaneismo autenticamente sentimentale (manovrato o meno), e poi l’onda pro-Pal nelle strade italiane: lo sciopero, i blocchi stradali, le autostrade invase, i porti paralizzati.
Una marea umana. Emozioni. E speculazioni: ironia della sorte, ecco la miracolosa resurrezione del centrosinistra, fino a ieri affollato solo da anime morte. Solo adesso si accorgono di quanto un giornalista come Gad Lerner va ripetendo da anni? Lo ha appena ricordato, con parole severe: «Vorrei che non dimenticassimo che, tre mesi fa, il cancelliere tedesco Merz aveva dichiarato: “Lasciamo che Israele faccia il suo lavoro sporco, perché lo sta facendo anche per noi”. Temo che questo stia stato a lungo (apertamente, anche) il pensiero del nostro governo, e che la “timidezza” dell’Europa verso Israele sia esattamente proporzionale all’oscenità delle parole del ministro Smotrich», quello che si candida a “uccidere con le sue mani” i bambini palestinesi. 
«Vogliamo domandarci perché la ferocia, la crudeltà israeliana si è diffusa fino a questo punto?», insiste Lerner. E la spiegazione che propone è decisamente indigesta: «Israele è regolarmente impunito perché viene ancora considerato il baluardo dell’Occidente, nel cruciale scenario mediorientale. Inoltre, le estreme destre di tutto il mondo hanno visto in Netanyahu l’uomo che dava loro il lasciapassare, visto che diceva: “Le colpe del ‘900, le leggi razziali, le avete condannate; siete diventati i migliori amici degli ebrei”. E allora Israele è diventato il modello dei nazionalisti per la sua brutalità».
Ora: come mai, di colpo, tutto questo diventa ufficialmente vero? Per quale motivo le piazze vengono invase da fiumi di manifestanti? Il sospetto dell’orchestrazione è ineludibile. Qualcuno ha deciso che il tempo dell’incolore, inconcludente Giorgia Meloni sta per scadere? La leader di Fratelli d’Italia sta per essere ingiustamente rottamata, al di là cioè dei suoi effettivi demeriti?
Su tutto, stona in particolare una nota. Al netto delle mille manipolazioni in corso, un leader forse dovrebbe saper cogliere l’attimo e pronunciarsi in modo diretto, al di sopra dello spartito. I ragazzi delle barchette? Sono italiani, innanzitutto. Sono ingenui? Può darsi. Ma hanno inteso sfidare, inermi, un potere feroce. E lo hanno fatto per motivi umanitari.
Craxi le avrebbe trovate, le parole giuste. E come lui Pertini. E lo stesso Andreotti.
La nostra Giorgia invece no. Lei proprio non ce la fa. Ecco perché appare così debole, a capo del suo pavido governo, di fronte alle piazze che chiedono che si metta fine alla macelleria, alla strage degli innocenti.
Forse, al sovrano viene richiesto proprio questo: nelle occasioni solenni, deve saper parlare la lingua del popolo. Se non ne è capace, è destinato a non andare lontano.

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