PRETI SPOSATI E SACERDOZIO FEMMINILE, UN VATICANO III PER SALVARE LA CHIESA

«Occorre che il sesso sia finalmente celebrato dai cattolici come un momento alto di espressività umana, e non soltanto come un atto di procreazione. A produrre mostri è proprio la cattiva educazione, il cattivo rapporto col sesso (di repressione, di elusione, di ipocrisia) che alberga nel mondo cattolico».

In morte di Papa Francesco, riformatore tiepido e frenato dai troppi tradizionalismi ecclesiastici, Gioele Magaldi – leader del Movimento Roosevelt – si esprime in modo diretto: «Secondo me, il punto primo del programma del nuovo Papa dovrebbe essere questo: un Concilio Vaticano III, che risolva ciò che è stato irrisolto, incompiuto o mal interpretato, del Concilio Vaticano II».

Sullo sfondo, il grande tema dell’amore fisico: «La Chiesa cattolica deve risolvere il suo problema con la sessuofobia, che poi diventa sessuomania. Nella cattiva teologia paolina, così come in altri lacerti della religione cristiana, il sesso è solo finalizzato alla procreazione (e il matrimonio è un rimedio allo stato di concupiscenza). E allora dico: basta, con queste stronzate, che sono pericolosissime e hanno creato danni gravissimi».

Ne parlò nel 2004 il regista spagnolo Pedro Almodóvar nel film-capolavoro “La mala educación”. Verità spinate: il sesso vietato ai preti, a cui è precluso il matrimonio. Sullo sfondo, la piaga oscura della pedofilia. E la diffusa “frociaggine” denunciata dallo stesso Bergoglio, che spiazzò tutti per l’inconsueta volgarità del termine utilizzato.

Altro capitolo, quello delle donne: tuttora tenute lontane dal sacerdozio. Il problema è fondamentale, dice Magaldi, perché getta un’ombra sull’autorevolezza dell’istituzione religiosa: «Non si può parlare in modo convincente al mondo, un mondo che oggi riconosce i diritti delle donne, se si mantiene in vigore un sostanziale maschilismo di tipo realmente patriarcale».

In questo, il Vaticano non ha le carte in regola: «In passato, la teologia cattolica è arrivata a vilipendere la stessa figura di Maria Maddalena, che era una discepola speciale: fu la prima a vedere il Cristo risorto. Oggi, è vero, nessun teologo si sognerebbe più di presentarla come una prostituta, ma il problema del ruolo femminile nella Chiesa è rimasto insoluto».

Bergoglio? Ha tentato meritoriamente di mettere qualche donna (laica) a capo di importanti strutture vaticane. Troppo poco? Sì, ma – anche in questo – ha comunque suscitato resistenze, mugugni e proteste.

Massone e cattolico, Magaldi avverte: «Va trasformata l’idea stessa di cosa è sacerdozio, di cosa è la donna (in rapporto agli uomini) all’interno della Chiesa. Ma non bastano semplici auspici: è necessario che, su base scritturale, si edifichi una nuova idea della Chiesa. Ecco perché è indispensabile un nuovo Concilio».

L’autore del bestseller “Massoni”, fondatore del Grande Oriente Democratico, apprezza l’archetipo cristiano incarnato dalla straordinaria figura del Cristo. Per testimoniare in modo adeguato quel messaggio di resurrezione permanente, però, come Chiesa è necessario liberarsi delle proprie zavorre, ormai impresentabili e clamorosamente anacronistiche.

«Tra l’altro, le autorità cattoliche farebbero bene a chiedere scusa per la morte di Giordano Bruno e di tanti altri, bruciati vivi per il loro dissentire e le loro eresie: la Chiesa ci farebbe una bella figura, non ne uscirebbe affatto sminuita».

Analogamente, chiosa Magaldi, sarebbe ora di eliminare la perdurante ipocrisia che impedisce a preti, vescovi e cardinali di ammettere la loro identità massonica. Sono veramente tanti, i ministri del culto che hanno aderito alla massoneria. Ma, almeno in Italia, l’argomento resta una specie di tabù.

Altro handicap: il carattere ancora monocratico del ruolo pontificio. Un efficace governo del sistema ecclesiastico, nell’attuazione di un programma rivoluzionario, secondo Magaldi potrebbe essere meglio garantito dalla piena sintonia tra il Papa e i suoi cardinali, regolarmente consultati e coinvolti nelle singole scelte.

«Il punto – riassume lo stesso Magaldi – sta proprio nell’archiviare le retoriche, passando finalmente ai fatti. Una Chiesa che continuasse a tirare a campare andrebbe incontro a un sicuro declino. Se invece si volesse declinare lo slancio dell’universalismo cattolico come chiave per poter parlare al nord e al sud del mondo, all’est come all’ovest, occorrerebbe un programma serio e radicalmente innovativo. Si tratta quindi di saper scegliere la migliore modernità, scartando la peggiore. E recuperare la migliore tradizione, magari anche la messa in latino, lasciando perdere il tradizionalismo obsoleto e retrivo».

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