A Roma, davanti al Palazzo di Montecitorio, il 20 maggio, sono scesi oggi in piazza i giornalisti con i loro rappresentanti: la Federazione Nazionale dei Giornalisti, l’USIGRAI, gli Ordini regionali, le associazioni, i cdr dell’Ansa e gli esodati, per sollecitare il Governo sul lavoro dei giornalisti, sulla eccessiva precarizzazione, sulla libertà limitata dallo ormai scarso pluralismo e dalla crisi di sistema dell’editoria, che necessita di una riforma di sistema. Leggi, come quella sull’equo compenso per i giornalisti autonomi, che pur esistono non sono state mai regolamentate ed applicate. A questa istanza che riguarda il 60% dei giornalisti italiani attivi si aggiunge l’allarme dell’ imminente crack della tenuta della Cassa di previdenza dei giornalisti (INPGI), che a causa dei pochi contribuenti e contributi (salati, medi, troppo bassi) rischia di travolgere anche i diritti acquisiti ed il futuro davvero incerto di tutta la categoria. Nel tempo, i problemi si sono sommati e non hanno mai avuto l’attenzione necessaria da parte degli ultimi governi. Dopo un anno di sospensione causata dalla pandemia, oggi i giornalisti, con spirito unitario, tornano a riaffermare che il Governo Draghi deve intervenire subito, perchè il tempo è già scaduto.
Un comparto quello dell’informazione poco noto all’opinione pubblica, ma con un forte impatto sui diritti e le libertà di tutti, perchè l’informazione è un bene comune, fondamentale per una democrazia liberale.
Interviste a Paola Spadari, Presidente dell’Ordine dei giornalisti del Lazio e Coordinatrice degli Ordini Regionali, ed a Vincenzo Campo, Presidente Commissione Lavoro Autonomo Stampa Romana.
Conduce Monica Soldano
Riprese ed Editing: Emilio Ciardiello
Ribelli [Ep.17] – Giornalisti in piazza: si spegne l’informazione?
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