C’è qualcosa di magico, nell’esistenza? Una parola segreta può addomesticare in modo prodigioso la forza travolgente degli elementi?
La risposta è sì. Lo conferma il caso dell’idrogeno, l’elemento più diffuso nell’universo. Se addizionato con una molecola speciale (tuttora coperta da segreto industriale), di colpo diventa duttile e maneggevole, non più pericoloso, facile da trasportare: senza più doverlo pressurizzare o liquefare a 230 gradi sotto zero.
Idrogeno amico, pratico e verdissimo, a impatto zero? Sì, esatto. E poco costoso, anche: molto più conveniente di qualsiasi fonte energetica contemplata nell’ambito dell’attuale, zoppicante “green”.
«Nell’infinito fluire del cosmo, l’energia è la grammatica fondamentale che scrive il racconto dell’esistenza. E la storia dell’umanità è, nella sua essenza più profonda, la storia della nostra relazione con l’energia stessa, la descrizione sintattica di molteplici potenzialità antropiche che si sono realizzate concretamente».
E’ la caratteristica di ogni vero salto evolutivo: «Ogni trasformazione radicale della civiltà umana si è manifestata attraverso una rivoluzione nel modo in cui scopriamo, catturiamo, trasformiamo e utilizziamo l’energia che permea il nostro mondo».
Sono queste le premesse da cui parte Gioele Magaldi per introdurre il volume “Rinascimento Idrogeno” (MR Edizioni), che presenta in anteprima le radicali innovazioni introdotte da Sedes H, compagnia energetica di cui lo stesso Magaldi è presidente e amministratore delegato.
Storico, politologo e filosofo, Gioele Magaldi è stato “venerabile” della loggia romana Monte Sion del Grande Oriente d’Italia. Poi è approdato alla superloggia sovranazionale Thomas Paine e ha fondato il Grande Oriente Democratico, di cui è il Gran Maestro.
La sua notorietà deriva soprattutto dall’aver pubblicato il dirompente bestseller “Massoni” (Chiarelettere, 2014) che ha rivelato all’opinione pubblica il ruolo occulto delle potenti Ur-Lodges: elusive strutture a carattere iniziatico che agiscono al di sopra dei governi e persino delle più influenti istituzioni internazionali.
Magaldi ha alle spalle studi di carattere storico, filosofico, socio-antropologico, politologico ed esoterologico, che lo hanno condotto all’Università privata ZeroVersus, prima come studente e poi come docente. Eletto rettore nel 2024, di quel prestigioso ateneo ha assunto la presidenza quest’anno. La ZeroVersus, spiega lui stesso, resta «una struttura accademica assai elitaria e riservata, diretta promanazione del network delle superlogge di matrice democratica e social-liberale».
Proprio dall’ambito delle reti supermassoniche di orientamento progressista è nata l’ispirazione per dare impulso alla creazione della rivoluzionaria “società per l’energia democratica e sostenibile”. Fondata nel 2024 a Perugia, è ora pronta a debuttare nel mercato azionario, forte di un valore che ammonta a qualcosa come 100 miliardi di euro.
Nella sostanza – come ben spiegato nel libro firmato da Magaldi e da alcuni suoi collaboratori – Sedes H si appresta a proporsi come un operatore energetico di prima grandezza: nel 2026 è previsto il debutto commerciale in Italia, l’anno seguente ci sarà l’approdo nel mercato mondiale ed entro il 2030 sarà avviata la produzione diretta di auto alimentate da idrogeno verde, accanto alla vendita di dispositivi avveniristici per muovere navi e aerei, mettendo quindi fine all’inquinamento dell’atmosfera e dei mari.
L’orizzonte è rivoluzionario: emissioni zero. Fine dell’era del carbone, del gas e del petrolio. L’energia di nuova generazione? Dall’acqua, mediante elettrolisi (generata dall’energia prodotta a sua volta da sbalorditive “vernici fotovoltaiche”).
Oltre alle vernici, la compagnia fornirà a prezzi accessibili un generatore, il Pot, e un accumulatore, l’Inert Tank. Combinando i vari accessori, sarà possibile rendere completamente autonomi, sul piano energetico, tutti gli edifici: case, palazzi, uffici, fabbriche. Energia autoprodotta in loco, direttamente dai consumatori. E quindi: fine della dipendenza energetica dai grandi distributori, che storicamente operano in regime di oligopolio. Tradotto: sta per l’iniziare l’era della democrazia energetica?
Giusto per dare un’idea della portata di questo imminente cambio di passo, Sedes H fa sapere che si distinguerà nettamente da qualunque altro operatore green: non chiederà alcun contributo pubblico e, anzi, regalerà scuole e ospedali alla cittadinanza, finanziando in proprio la costruzione delle nuove strutture sanitarie e scolastiche.
Fondamentale, in premessa, l’impietosa analisi dell’attuale green: non funziona perché è inefficiente e troppo costoso. Senza gli ingenti incentivi di cui gode (denaro pubblico) non starebbe in piedi. Pannelli fotovoltaici e pale eoliche costano molto anche in termini ambientali, rendono poco, hanno una vita limitata nel tempo e restano un problema persino quando si tratta di smaltirli. Idem l’odierna auto elettrica: un prodotto imperfetto, con limitata autonomia. E oltretutto elitario, per i pochi che se lo possono permettere.
Il green che conosciamo? Non democratico, impopolare: percepito come vessatorio. La svolta? L’idrogeno verde, cioè prodotto da fonti non inquinanti. Quello attualmente disponibile è poco diffuso perché ancora troppo caro. Ed ecco la sorpresa: l’idrogeno fornito da Sedes H costerà otto volte di meno, quindi sarà alla portata di tutti.
Lo conferma il sottotitolo di “Rinascimento Idrogeno”, il volume che costituisce il biglietto da visita della nuova compagnia: “Come Sedes H risolve l’Agenda Onu 2030 e il Green Deal europeo”. E, beninteso: risolve il problema senza pesare sui cittadini. Anzi: li libera dall’assillo delle super-bollette, sempre troppo sensibili alle speculazioni finanziarie innescate dalle perturbazioni geopolitiche che coinvolgono i grandi produttori di fonti fossili.
Il “Rinascimento” proposto da Sedes H investe direttamente l’immaginario collettivo, visto il respiro potenzialmente mondiale dell’operazione.
«Quella dell’energia – si legge nel libro – è la storia della liberazione dell’uomo, il racconto del suo incessante tentativo di superare i limiti imposti dalla natura e dalla propria fragilità fisica. Dalla scoperta del fuoco, che gli permise di dominare il freddo e la notte, ogni innovazione energetica ha rappresentato un passo verso maggiore autonomia e potere sulla materia».
Nel mondo antico, la comparsa dei mulini segnò una svolta epocale: «Un singolo mulino ad acqua poteva svolgere il lavoro di oltre quaranta schiavi, liberando forza lavoro per attività più produttive e trasformando l’economia delle società mediterranee».
Molti secoli dopo, la Rivoluzione Industriale portò un cambiamento ancora più radicale con l’impiego del carbone e delle macchine a vapore, che sostituirono la forza muscolare con motori meccanici. «Prima dell’introduzione della macchina a vapore, un uomo poteva sollevare al massimo 50 kg alla volta, mentre una locomotiva ottocentesca sprigionava la potenza di centinaia di cavalli, aumentando di dieci volte la velocità del trasporto di merci e persone». Nelle fabbriche tessili, «l’uso delle macchine a vapore permise di produrre fino a cento volte più stoffa rispetto ai telai manuali, trasformando l’industria manifatturiera».
Tra il XIX e il XX secolo, infine, l’adozione su vasta scala di petrolio, elettricità e motori a combustione interna rivoluzionò ulteriormente la produttività, riducendo drasticamente la dipendenza dal lavoro manuale. «La mobilità fu trasformata dalla potenza dei nuovi motori, cento volte superiore a quella di un cavallo, mentre le fabbriche elettrificate aumentarono la produzione di beni di consumo del 300% in pochi decenni. L’illuminazione elettrica prolungò la giornata lavorativa, migliorando l’efficienza e accelerando l’industrializzazione».
E’ un fatto: «Ogni transizione energetica ha segnato un passo verso una società più connessa e produttiva, ridefinendo l’economia e ampliando le capacità trasformative dell’uomo.
Grande problema: l’esplosione dell’inquinamento terrestre, aggravato negli ultimi decenni dal fenomeno del riscaldamento atmosferico.
Visti gli insuccessi dell’attuale green (solare, eolico, fotovoltaico), sta crescendo l’attenzione proprio sull’idrogeno. La Germania, ad esempio, già collabora con 30 paesi per sviluppare un sistema integrato di trasporto dell’idrogeno via oleodotti e utilizzando navi, treni e camion.
A questa visione, si legge sempre tra le pagine di “Rinascimento Idrogeno”, si collega il SoutH2 Corridor, un’iniziativa strategica di Germania, Italia, Austria, Algeria e Tunisia per creare un corridoio di idrogeno verde tra il Nord Africa e l’Europa. Considerato uno dei più importanti progetti di energia rinnovabile del nostro tempo, il corridoio si estenderà per 3.300 chilometri, con la possibilità di raggiungere i 4.000 chilometri grazie a ulteriori interconnessioni.
«Il tracciato partirà dal deserto del Sahara, attraverserà il Mediterraneo e percorrerà la Penisola Italiana e le Alpi, fino a raggiungere il cuore industriale europeo». L’obiettivo, contemplato nel piano REPowerEU, è di produrre e importare ogni anno 10 milioni di tonnellate di idrogeno verde entro il 2030, coprendo almeno il 10% del fabbisogno energetico europeo entro il 2050.
«Tuttavia, il cammino dell’idrogeno verde non è privo di ostacoli. Le tensioni geopolitiche e le fluttuazioni del mercato hanno sollevato dubbi sulla realizzabilità di questi obiettivi, richiedendo investimenti infrastrutturali mirati e misure di sostegno economico. Inoltre, i costi di produzione dell’idrogeno verde restano elevati: secondo la Banca Europea dell’Idrogeno, il prezzo oscilla tra 5,8 e 8,8 euro per chilogrammo in Europa meridionale e settentrionale, raggiungendo 12-13 euro in Germania e Francia».
Questa incertezza, unita a problemi di congestione delle reti di trasporto e ai rischi geopolitici, frena l’entusiasmo degli investitori. A meno che, appunto, qualcuno non “scopra” un idrogeno verde ultra-conveniente: come quello di Sedes H, che costerà appena 1 euro per chilogrammo. Ed ecco la sensazionale novità: produrre e trasportare idrogeno in modo agile ed economico.
«In un simile scenario, petrolio, gas naturale e carbone verrebbero relegati a un ruolo marginale, mentre il costo dell’energia si ridurrebbe drasticamente in ogni settore produttivo. L’industria sarebbe tra i principali beneficiari di questa rivoluzione: la manifattura si avvierebbe verso una decarbonizzazione quasi totale, grazie all’impiego diffuso dell’idrogeno nei processi produttivi e nella siderurgia, eliminando la dipendenza da carbone e gas nella realizzazione di acciaio, cemento e vetro».
Nel settore dei trasporti, l’aviazione e la navigazione marittima, da sempre difficili da elettrificare, «troverebbero nell’idrogeno e nei combustibili sintetici un’alternativa sostenibile ed economica, abbattendo i costi logistici e favorendo una nuova globalizzazione industriale». Anche l’agricoltura subirebbe una trasformazione profonda: «La produzione di fertilizzanti, oggi legata al gas naturale, si baserebbe su idrogeno verde a basso costo, determinando una significativa riduzione del prezzo dei prodotti agricoli e alimentari, con effetti positivi sulla sicurezza alimentare globale».
In un mondo simile, aggiunge Magaldi, l’energia cesserebbe di essere un’arma geopolitica, con conseguenze trasversali sugli attuali equilibri di potere. «Russia, Arabia Saudita, Iran, Venezuela e Algeria, per secoli al centro dell’approvvigionamento energetico mondiale, vedrebbero la loro influenza ridimensionata, mentre nazioni ricche di sole e vento, in particolare in Africa e America Latina, emergerebbero come nuovi hub globali per la produzione di idrogeno».
E in questo nuovo assetto, l’Europa – tradizionalmente vulnerabile per la sua dipendenza energetica – acquisirebbe maggiore autonomia, garantendosi un accesso diretto all’idrogeno e rilanciando la propria industria manifatturiera. Dal canto loro gli Stati Uniti, forti di abbondanti risorse rinnovabili e di un’avanzata capacità tecnologica, si rafforzerebbero ulteriormente, diventando leader nell’esportazione di tecnologie per la filiera dell’idrogeno. In sostanza, «la politica internazionale non ruoterebbe più attorno all’Opec e ai gasdotti, ma alla capacità di produrre, stoccare e commercializzare idrogeno in modo efficiente».
L’avvento di un idrogeno ultra-economico renderebbe questo elemento-chiave una risorsa abbondante e accessibile a tutti, paragonabile all’aria o all’acqua, con profonde ricadute sociali su scala globale. «La povertà energetica si ridurrebbe drasticamente, permettendo a miliardi di persone, soprattutto nei paesi in via di sviluppo, di accedere a energia pulita e a basso costo, favorendo una rapida industrializzazione e l’urbanizzazione sostenibile».
Non solo. L’automazione e la digitalizzazione, favorite dal costo ridotto dell’energia, «trasformerebbero il mercato del lavoro, rendendo i settori ad alta intensità energetica, come miniere, acciaierie e trasporti, più efficienti e meno inquinanti, oltre che meno dipendenti dal lavoro manuale».
Le famose Smart Cities, finora presentate come ghetti dorati per ricchi? Potrebbero funzionare interamente a idrogeno, alimentando edifici, trasporti e industrie senza più emissioni, accelerando così una vera transizione verso modelli urbani sostenibili.
Infine, il costo irrisorio dell’idrogeno «renderebbe economicamente sostenibile anche la desalinizzazione dell’acqua su vasta scala, risolvendo quindi le crisi idriche in molte regioni aride del pianeta e migliorando significativamente la qualità della vita di miliardi di persone».
Che altro aggiungere? La salute. Già, perché – oltre a quella del pianeta – l’idrogeno verde si appresta a rivoluzionare la stessa medicina, vista la sua efficacia nel neutralizzare i radicali liberi che invecchiano le cellule e innescano le patologie più preoccupanti. Proprio per questo, il piano industriale di Sedes H non trascura di includere soluzioni tecnologiche mirate per centri di cura e strutture del settore “health & wellness”, oltre che dispositivi di uso domestico per il benessere.
E dunque: siamo davvero alla vigilia di un nuovo Rinascimento, stavolta fondato sull’energia pulita e democratica? Chi conosce Gioele Magaldi non potrà che riscontrare il suo impegno costante, di marca social-liberale, per l’affermarsi della democrazia a livello planetario.
«La cattiva globalizzazione unilaterale che finora abbiamo conosciuto – dice – ha permesso la libera circolazione di merci e capitali, ma non dei diritti umani. Un diritto fondamentale è proprio quello all’energia: che deve essere conveniente e liberamente accessibile a tutti, oltre che non inquinante».
Ecco quindi il traguardo: una progressiva liberazione dell’umanità, mettendo fine anche alle guerre per l’energia. Come? Con l’idrogeno verde rivoluzionario, a basso costo, disponibile fra pochi mesi.
Ma dove sta il segreto di questo miracolo tecnologico? E’ custodito nei laboratori (militari, spiega il libro) che hanno scoperto, riprodotto, testato e brevettato la favolosa “molecola xy”, capace di addomesticare in modo formidabile l’idrogeno: fino a renderlo, a quanto pare, un vero e proprio dono del cielo.
(Il libro: Gioele Magaldi e aa.vv, “Rinascimento Idrogeno. Come Sedes H risolve l’Agenda Onu 2030 e il Green Deal europeo”, MR Edizioni, 204 pagine, euro 20).